Il Museo MIDAC
Il MIDAC Museo Internazionale Dinamico di Arte Contemporanea, è un progetto di Terra dell’Arte, associazione culturale internazionale.
Il Museo è situato nell’ex Chiesa di San Sebastiano, a Belforte del Chienti in provincia di Macerata, in Italia.
Il progetto è stato possibile grazie alla sensibilità del Comune di Belforte del Chienti che ha concesso lo spazio credendo nell’iniziativa, certo di fare una cosa gradita a tutti i cittadini ed a tutti gli amanti dell’arte di ogni provenienza.
Il lavoro degli ultimi anni di Terra dell’Arte, con lo sviluppo dei suoi progetti internazionali (arslatina, aradbiennale, ventipertrenta, ecc), ha permesso la creazione di una collezione di Arte Contemporanea di valore assoluto.
Nel Museo sono presenti tutti i tipi di espressione (pittura, scultura, fotografia, arte digitale, video arte, ecc) e le opere d’arte sono state realizzate da artisti di tutto il mondo.
Curatori e direttori artistici del Museo sono Alfonso Caputo e Laura Castanedo, Presidente e Vice-Presidente di Terra dell’Arte, sostenuti da un Comitato internazionale di qualità artistica.
La ex Chiesa di San Sebastiano
Fuori della cittadina, a pochi metri dalle mura, sorge la chiesa di S. Sebastiano, restaurata e ampliata nel corso dei secoli, edificata dalla comunità per ottenere la protezione contro la peste, con il permesso accordato dal vescovo vicario di Camerino nel 1479.
Pur essendo un luogo di culto era anche luogo di transito e di sosta per i pellegrini diretti al santuario di Loreto.
L’edificio, originariamente di forma rettangolare, fu ampliato nel tardo Cinquecento, con l’aggiunta di un altro edificio, già presente al suo fianco, assumendo una forma quadrata.
Il portale di San Sebastiano è un meraviglioso esempio di un portale in argilla, in stile gotico floreale del XV secolo. Sul lato destro della chiesa vi è un altro portale d’ingresso, incorniciato da arenaria decorato in stile rinascimentale del XVI secolo.
Nonostante non abbia un campanile era dotato di una campana del 1535, attualmente conservata presso il municipio, che fu posta in una piccola struttura in ferro, che si trovava sul tetto della Chiesa. L’interno della chiesa è diviso in due navate da tre archi a tutto sesto, che poggiano su quattro colonne.
Un documento del 1608, ci dice che la chiesa aveva due altari, uno per ogni navata, ciascuno con una nicchia. Sotto il pavimento c’era l’ossario, ora visibile attraverso le finestre di vetro che hanno sostituito le antiche pietre di chiusura. Con la recente ristrutturazione, che risale a circa trent’anni fa, i resti sono stati trasferiti al cimitero comunale.
L’altare di sinistra fu dedicato a San Sebastiano e la statua lignea del santo, che l’aveva adornato, è ora conservato nella cattedrale.
L’altare di destra era dedicato a San Rocco, ma è stato totalmente distrutto nel corso dei secoli.
Lungo le pareti, vicino all’altare, ancora esistente, dedicato a San Sebastiano, sono chiaramente visibili gli affreschi, di origine votiva, XV – XVI secolo. Sopra la nicchia si può vedere la “Crocifissione con la Vergine e San Giovanni Battista”, commissionato dalla Confraternita di San Sebastiano nel 1482. Ci sono anche figure perfettamente identificabili di vari santi, come San Sebastiano, San Rocco e Sant’Antonio Abate.
San Sebastiano, un soldato romano e martire, è stato sempre invocato soprattutto come protettore contro le epidemie e pestilenze.
Dal 1920, l’antica chiesa di San Sebastiano è circondata da alberi, che hanno quasi un centinaio di anni, piantati in memoria dei cittadini di Belforte, morti in difesa del proprio Paese nella Prima Guerra Mondiale.
L’edificio, ora sconsacrato, dal 2007 ospita il MIDAC, Museo Internazionale Dinamico di Arte Contemporanea, fondato e curato da Terra dell’Arte, che conserva ed espone una vasta collezione di arte contemporanea ed ha un intenso programma di mostre ed eventi culturali.
Belforte del Chienti
Belforte del Chienti si trova nel centro della valle del fiume Chienti in provincia di Macerata, nelle Marche, nell’Italia Centrale.
La città vecchia si trova su una collina (347 metri sul livello medio del mare) e conserva la vasta cerchia di mura del XIV secolo con l’arco di Porta S. Lucia, del XVIII secolo. Il suo impianto urbanistico, tipico di un borgo medievale, è ancora ben conservato, con le sue stradine, le piazze e gli spazi e le vedute aperte al vasto paesaggio.
La città (popolazione di quasi 1900 abitanti) è sviluppata, anche al di sotto, lungo il fiume Chienti, nei due villaggi di Santa Maria e di San Giovanni, XIII secolo – XIV e altre frazioni. L’intero contesto ha la sua bellezza paesaggistica ed è ricco della sua natura, della sua storia e della sua arte.
Anche se ci sono segnalazioni di un ”Castrum”, che, più o meno, si trovava sullo stesso sito dell’attuale Belforte del Chienti, secoli X-XII, il Castello di Belforte (che ha preso la denominazione ufficiale di Belforte del Chienti dopo l’unificazione d’Italia, 1861) è contenuto nella documentazione che viene solo dal 1207, quando, per suo conto, il console Riccomanno Vicomandi (famiglia di origine tedesca, probabilmente al servizio dell’Impero), lo ha consegnato al ducato di Camerino, il 10 ottobre dello stesso anno, secondo una nota conservata nel Libro Rosso della città di Camerino.
Il duca di Camerino aveva annesso questo castello con il desiderio di contrastare l’espansione di Tolentino.
Gli eventi storici successivi collegano Belforte, in alternativa, a Tolentino e Camerino, fino a quando fu annesso, definitivamente allo Stato della Chiesa nel XVI secolo.
Chiesa di Sant’Eustachio
L’esistenza della chiesa è documentata dal 1218, ma la sua forma attuale risale ai secoli XVII e XVIII, dopo il terremoto del 1741. All’interno l’edificio ospita diverse opere d’arte di grande interesse, tra cui una statua lignea del XV secolo di San Sebastiano (già nella chiesa omonima), due dipinti del XVI secolo, firmati da Durante Nobili da Caldarola, allievo di Lorenzo Lotto, una Santa Lucia di Domenico Malpiedi, San Ginesio (prima metà del XVII secolo), e il polittico splendido e luminoso (483 x 323 cm), 1468, firmato e datato da Giovanni Boccati.
Polittico di Giovanni Boccati
L’Autore
Il polittico di Belforte del Chienti si trova nella fase più matura del lavoro di Giovanni Boccati nel suo sforzo di combinare i precetti tardo gotici con il contesto rinascimentale.
L’artista, probabilmente dopo una formazione locale, comincia a vagare nel centro e nel nord Italia per avere la possibilità di studiare temi e stili.
L’uso ideale del colore, impregnato di luce, osservando le opere in Perugia e Firenze, di Domenico Veneziano e del Beato Angelico.
La capacità di cogliere la materialità dei corpi, e il segnale che il tempo ha lasciato, nella Basilica di Sant’Antonio a Padova.
Boccati maturato dà la sua arte alla Chiesa di S. Eustachio, a Belforte del Chienti, con un bel capolavoro di carpenteria gotica.
L’Opera
Come riportato dalle iscrizioni, il polittico di Giovanni Boccati da Camerino, 1468, per l’altare maggiore della parrocchia di S. Eustachio a Belforte delChienti, è stato commissionato da Taliano di Lippo, in accordo con il priore e con i notabili del tempo. L’intera struttura celebra la figura di S. Eustachio, cui è dedicata la Chiesa e che è il patrono della città.
I quattro pannelli di S. Eustachio, sono raccolti tra le coppie di tessere in rilievo alternate a figure di santi, mentre al centro due coppie di angeli che circondano una splendida rosa di legno, incorniciata in una scatola sotto la custodia della sacra reliquia.
Al centro della pala d’altare maestosa domina l’immagine eterea di Maria con le mani giunte, in direzione di Gesù Bambino, sotto una tenda damasco invaso dal misticismo spirituale del momento: un coro di angeli che suonano strumenti musicali sottolinea simbolicamente le sofferenze future per riscattare l’umanità. Questo è rappresentato dall’offerta del cardellino da un angelo, dalla corona di spine e cardi nel mantello della Vergine.
Sopra, la crocifissione è realizzata con tutto il dolore di Maria e Giovanni, e gli angeli rappresentati nell’atto di raccogliere il sangue dell’Eucaristia. Sopra di loro, in un cerchio inscritto nella cuspide centrale, l’immagine di Dio tra gli angeli del cielo.
A destra della Vergine, in un territorio composto di tarassaco, cicoria, trifoglio e papaveri, S. Pietro e S. Eustachio a cavallo.
A sinistra della Vergine Santiago de Compostela e San Venanzio.
Nel gerarchico, in alto, a destra della crocifissione sono rappresentati San Nicola da Bari e il Beato Guardato, co-patrono della città, mentre a sinistra si identificano S. Sebastiano e S. Eleuterio.
Alle estremità dei pilastri si possono vedere le immagini di S. Maria Maddalena, S. Barbara e S. Agata contro il S. Lucia, Santa Caterina d’Alessandria e S. Antonio Abate.